L’obesità è una vera e propria patologia, caratterizzata da un anormale aumento del peso, dovuto all’eccessivo accumulo di grasso corporeo. Ad oggi, è una malattia sociale, che intacca la stragrande maggioranza dei paesi più industrializzati al mondo.
I chili di troppo e una taglia extralarge non toccano solo l’estetica, ma anche (e soprattutto) la salute dell’individuo stesso. Alla lunga, una persona affetta da obesità, può andare incontro a:
- Malattie croniche (patologie cardiovascolari, ipertensione arteriosa, diabete mellito di tipo 2, sindrome da insulino-resistenza e alcune forme di tumori);
- Disturbi psichiatrici (ansia generalizzata, disturbo ossessivo compulsivo, depressione e bassa autosima);
- Minore aspettativa di vita (circa 8 anni di vita in meno).
Stando a quanto comunicato dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), parliamo di un focolaio globale, divenuto 3 volte maggiore dal 1975, con quasi 2 miliardi di persone in sovrappeso e 650 milioni di obesi, sebbene risulti attivamente contrastabile attraverso l’insieme di attività, azioni o interventi volti ad evitarne l’insorgenza.
Obesità: quali sono le principali cause?
L‘obesità è una patologia multifattoriale, in quanto è causata da più condizioni. Andiamo a vedere quali sono.
Obesità e DCA (disturbi del comportamento alimentare)
Il DCA, come anche un regime alimentare squilibrato, contribuisce, inevitabilmente, all’aumento di peso. Porzioni troppo abbondanti e a basso prezzo, preferite a frutta, verdura e ad alimenti freschi di qualità, generalmente più costosi.
Coloro i quali vivono in una situazione di incertezza economica, sono costretti ad acquistare cibi low-cost, conservati e ad alto contenuto di grassi saturi e sale.
Un’altra abitudine non salutare è consumare, fuori pasto, merendine, bibite o alimenti fortemente energetici; un comportamento legato ad una carenza di dopamina (quindi status di insoddisfazione) e non al bisogno fisiologico vero e proprio.
Geni e obesità: una relazione di causa ed effetto
A tale riguardo, in rari casi la tendenza a ingrassare si eredita dall’albero genealogico. Tra questi possiamo includere il cosiddetto “deficit congenito di leptina” e del suo recettore (noto come LEP-R o OB-R) o alterazioni o distruzioni di MC3R e MC4R.
Ma non solo: esistono anche altri fattori che incidono su questa condizione, tra cui la sindrome Prader–Willi, e quella di Bardet–Biedl. Ad ogni modo, entrambe, rappresentano solo una minima parte della popolazione mondiale e, generalmente, si manifestano già dalla nascita.
Alcune malattie che interessano il sistema endocrino, possono essere associate a questo eccessivo aumento di peso, tra cui:
- Disturbi della tiroide,
- Disfunzioni ipofisarie,
- Aumento consistente della secrezione di cortisolo,
- Insulinoma (o più semplicemente una rara forma di tumore al pancreas),
- Sindrome dell’ovaio policistico.
Inoltre, anche l’assunzione di alcuni farmaci (cortisonici, antistaminici di vecchia generazione, antidepressivi, antipsicotici e anti-epilettici), può avere come “effetto indesiderato”, l’obesità.
Quali sono i disturbi ormonali (e non) associati all’obesità?
Raramente, con l’insorgere dell’obesità, entrano in gioco le cosiddette “disfunzioni ormonali“, o meglio, delle alterazioni dei livelli o del funzionamento di ormoni, come la leptina e l’insulina, entrambe regolatrici della fame.
Ma non solo: anche disturbi come l’ipotiroidismo, la sindrome dell’ovaio policistico e la malattia di Cushing (o ipercortisolismo), possono essere alla base dell’allarmante e continuo aumento del peso corporeo. I tumori del pancreas, l’iperinsulinemia, e le lesioni cerebrali, secondi a un’infezione dell’ipotalamo o a una proliferazione cellulare anomala, aumentano il consumo calorico.
Al manifestarsi di questa condizione, caratterizzata da un eccesso di massa adiposa, potrebbero influire, seppur marginalmente, altri “effetti collaterali”, come:
- Insonnia;
- Stress ossidativo cellulare;
- Gravidanza tardiva;
- Menopausa;
- Smettere di fumare;
- Stress cronico.
Fattori psicologici: ecco come influiscono
Molto spesso, sono i fattori psicologici che portano all’obesità. Può succedere, infatti, di sfogarsi sul cibo per alleviare lo stress e le emozioni negative (tra cui la noia, la rabbia o la tristezza). In queste situazioni, non è più il corpo a decidere cosa e quando mangiare, bensì lo stato d’animo di quel preciso momento.
In tal caso, normalmente, si tende a consumare alimenti ad contenuto di grassi e di calorie, come i dolci, fino ad arrivare ad un aumento costante del peso, ed a una vera e propria obesità, generata da ricorrenti episodi di abbuffate.
Le diverse tipologie di obesità
Innanzitutto, c’è da dire che esistono 3 tipi di obesità, ma può essere classificata in base all’indice di massa corporea (BMI). Questo valore, si ottiene dividendo il peso in kg, per l’altezza in metri quadrati. Ad esempio, se il valore risultato è tra 30 e 34,9 il rischio è moderato, tra 35 e 39,9 è grave, oltre 40, invece è molto critico.
La suddivisione, inoltre, non è sempre determinata da questo parametro, ma anche in base alla prevalenza maschile, femminile o pediatrica; nei prossimi paragrafi andremo a vedere quali sono le principali tipologie.
Obesità androide o “a mela”
Come da titolo, trattasi di una corporatura a forma di “mela”, che tende a manifestarsi in modo particolare negli uomini. Il grasso si concentra intorno agli organi interni, nella zona dorsale, addominale, cerviconucale e toracica.
Relativamente alle complicanze, si tratta dell’obesità più grave, in quanto è frequentemente associata a malattie metaboliche e cardiovascolari, tra cui l’infarto del miocardio, il diabete di tipo 2, l’ipertensione arteriosa e alti livelli di colesterolo.
Obesità ginoide o “a pera”
In tal caso, il grasso è localizzato attorno ai fianchi, alle gambe e ai glutei. Proprio per questo motivo, questo tipo di obesità viene anche detta “a pera”.
Normalmente, colpisce le donne, ma può essere riscontrata anche negli uomini. Questa tipologia, può portare problemi circolatori e cellulite, mentre, il rischio di sviluppare patologie croniche o cardiovascolari, contrariamente al biotipo androide, è minore.
Obesità infantile: cause e conseguenze
Stando a quanto dicono gli epidemiologi, l’obesità infantile, dalla tenera età all’adolescenza, è un fenomeno tanto dilagante quanto persistente, che colpisce, tutt’oggi, una grossa fetta di popolazione mondiale.
In questo contesto, è importante sottolineare le ragioni per cui questa piaga sociale è considerata un’allerta sanitaria. Un bambino obeso sarà, con ogni probabilità, un adulto in sovrappeso esposto a malattie croniche.
Ma cosa provoca l’insorgenza dell’obesità infantile? Le pessime abitudini alimentari (ossia un consumo di calorie maggiore di quelle consumate) e uno stile di vita sedentario.
L’obesità può portare a tante problematiche
In tempi brevi, il peso ponderale in eccesso, può portare numerosi scompensi all’organismo, tanto che salire le scale, diventa un lavoro usurante e gravoso.
Il corpo, inoltre, può inviare segnali ben evidenti, come, affanno, stanchezza e sudorazione eccessiva. Ma non solo: si possono manifestare disturbi articolari (alla schiena o alle ginocchia), circolatori e digestivi (ad esempio il reflusso gastroesofageo), apnee notturne, con mancanza di ossigeno nel sangue. Di conseguenza, ciò può provocare ipertensione, infarto e ictus.
Malattie associate all’obesità
L’obesità è da considerare, a tutti gli effetti, una malattia complessa e cronica, perché a causa dell’eccesso ponderale, può aumentare il rischio di patologie gravi e condurre ad una morte prematura.
A lungo termine, può provocare:
- sindrome da insulino-resistenza,
- diabete di tipo 2,
- ipercolesterolemia,
- calcoli,
- trombosi,
- embolia polmonare (EP),
- disfunzioni del tratto riproduttivo (ad esempio l’amenorrea),
- malattie cardiovascolari,
- cirrosi epatica,
- ipertensione arteriosa,
- artrosi degenerativa,
- tumore della mammella, del colon retto, della colecisti o renale.
L’obesità si può curare
Ebbene sì: guarire dall’obesità è possibile. Non a caso, oggigiorno, tutti i dietisti, nutrisionisti e professionisti dell’alimentazione, procedono verso un punto comune: è una patologia e come tale va curata.
Al di là del percorso verso la guarigione, del modo migliore per trattarla, è buona cosa, seguire alla lettera i consigli del nutrizionista e dello psicologo, in quanto preziosi e necessari.
Per perdere peso bisogna, prima di tutto, abbinare una regolare attività sportiva ad un regime alimentare sano ed equilibrato. Sfortunatamente, però, questa combo non sempre risulta vincente. Pertanto, ove mai questo tipo di approccio risulti fallimentare, è necessario intervenire chirurgicamente, se e solo se l’IMC (Indice di massa corporea) è ≥ 40.
Per fortuna, negli ultimi tempi, grazie alla laparoscopia, le procedure sono divenute più sicure e meno invasive.