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giovedì, Novembre 21, 2024

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Intolleranza al lattosio: falsi miti, tipologie e trattamento

L’intolleranza al lattosio, è una condizione in cui l’intestino non riesce a digerire del tutto lo zucchero presente nel latte e nei suoi derivati (tra cui formaggi molli, gelati, prodotti industriali, etc.). Non a caso, una volta assunti, il soggetto può accusare, il più delle volte, disturbi intestinali (diarrea, stitichezza, meteorismo, e via discorrendo), senso di stanchezza, o sbalzi d’umore.

Parliamo di una reazione avversa, ma non pericolosa, all’ingestione di un determinato gruppo alimentare. Solo in Italia, il 50% della popolazione ne soffre.

Sono davvero tanti i motivi per cui una persona può effettivamente diventare intollerante al lattosio, e sono altrettante le forme riconosciute.

Quest’oggi, all’interno di questa guida, cercheremo di fare un po’ di luce sull’argomento e di vedere insieme tutto quello che c’è da sapere.

L’intolleranza al lattosio e i suoi sintomi

Quando si soffre di una particolare intolleranza al lattosio, si possono manifestare

  • crampi,
  • dolori addominali,
  • eruttazione,
  • flatulenza,
  • meteorismo,
  • dissenteria,
  • stitichezza,
  • nausea,
  • rigurgito acido,
  • vomito.

Talvolta, il deficit di lattasi, può provocare anche:

  • eruzioni cutanee,
  • mal di testa,
  • irritabilità,
  • spossatezza.

Questi disturbi, normalmente, compaiono dai 30 minuti alle 2 ore dopo l’ingestione di lattosio, e la loro intensità può cambiare moltissimo a seconda del livello di intolleranza. Ad esempio, alcuni soggetti possono riscontrare sintomi dopo averne assunto una piccola dose, mentre altri sono in grado di tollerare quantità nettamente superiori, prima che sopraggiunga una crisi.

Intolleranza al lattosio: falsi miti tipologie e trattamento

Intolleranti al lattosio: si nasce o si diventa?

L’intolleranza al lattosio può essere genetica o acquisita (o secondaria).
Nel primo caso, l’organismo non riesce a produrre abbastanza lattasi; in linea di massima, tale condizione, si presenta nel periodo in cui avviene l’introduzione progressiva degli alimenti complementari, o per meglio dire, diversi dal latte. Mentre in una forma più rara, il neonato è del tutto privo di questo enzima, e dunque manifesta i sintomi sin da subito, o per essere più precisi, dall’arrivo della montata lattea.

Nel secondo caso, invece, può insorgere a qualunque età, in seguito a patologie, malattie infiammatorie croniche intestinali o ad una terapia antibiotica, che frena la normale attività della “lattasi-floridzin idrolasi“. É una fase di passaggio: basterà, semplicemente, “rinunciare” per 3/6 mesi, al latte e a tutti i suoi derivati, per poi reintrodurli progressivamente.

Esistono tipologie e livelli di intolleranza al lattosio?

É un errore parlare di intolleranza al lattosio come di un’unica e sola condizione, quando in realtà ne esistono diversi tipi.

Sebbene manifestino la medesima sintomatologia, hanno “origini” diverse; è bene quindi, saperle distinguerle. Andiamo a vedere in che modo nel prossimo paragrafo!

Le 3 diverse forme di intolleranza al lattosio

Esistono tre tipi di intolleranza al lattosio. Ecco quali sono:

1- La forma primaria

Detta anche genetica, è quella più diffusa. Può manifestarsi dopo lo svezzamento, o con l’avanzare dell’età, in conseguenza del fatto che la quantità di lattosio diminuisce;

2- Intolleranza acquisita
Intolleranza al lattosio: falsi miti tipologie e trattamento

Si tratta di quella transitoria e reversibile; non ha origini genetiche ed è causata dalla diminuzione dell’enzima lattasi in seguito a gastroenteriti acute, chemioterapie, terapie farmacologiche, disordini nutrizionali o a malattie infiammatorie intestinali croniche, come la celiachia diagnosticata in ritardo, la colite ulcerosa (CU) e il morbo di Chrohn. In questi casi, si tratta di un problema temporaneo, risolvibile con la guarigione della patologia responsabile;

3- La forma congenita

Parliamo di una condizione rara, di origine genetica, ma si differenzia dall’intolleranza al lattosio primaria. A causa di una mutazione genetica trasmessa dai genitori, la lattasi è completamente assente fin dalla nascita. Il neonato con un’intolleranza simile, manifesterà sintomi come vomito e diarrea, non appena viene nutrito con il latte materno o artificiale.

Quali test vengono eseguiti per l’intolleranza al lattosio?

Il test più comune con cui è possibile diagnosticare questo tipo disturbo, è il cosiddetto “breath test” (che tradotto in italiano significa “test del respiro“).

Trattasi di un esame non invasivo, che consiste nell’analizzare l’aria espulsa dal soggetto, prima e dopo l’ingestione di una dose di lattosio. Nel caso in cui non dovesse essere digerito e iniziasse a fermentare, il corpo inizierebbe a produrre idrogeno in eccesso. Se dall’esame, risulta che l’aria emessa è ricca di questo gas, significa che il paziente è, con tutta certezza, intollerante.

Un test genetico, invece, può garantirne la probabile origine o propensione (indipendentemente dagli alleli).

Intolleranza al lattosio: falsi miti tipologie e trattamento

Intolleranza al lattosio: qual è il trattamento ideale?

Soffrite di intolleranza al lattosio? Non preoccupatevi! Ad oggi, anche se non esistono cure per risolvere definitivamente tale problema, lo si può comunque tenere a bada. Come? Nel prossimo paragrafo andremo a vedere tutto nel dettaglio.

Ecco cosa fare per stare meglio

In caso di intolleranza primaria, bisogna seguire uno stile di vita sano e un’alimentazione “lactose free”, a vita.

Fortunatamente, nei negozi online o in farmacia, è possibile comprare le compresse di lattasi, che consentono a coloro i quali ne soffrono, di seguire una dieta varia e di consumare latticini, senza manifestare sintomi.

Se invece si tratta di una forma acquisita, la prima cosa da fare, è scoprirne la causa… solo così, la situazione potrà migliorare.

Intolleranza al lattosio: falsi miti tipologie e trattamento

Per ripristinare l’equilibrio dell’intestino, è consigliato attenersi per un certo periodo di tempo (fino a 3 mesi), a un regime alimentare privo di lattosio. Successivamente, quest’ultimo potrà essere reintrodotto gradualmente, ma non prima di aver eseguito il breath test di controllo.

Infine, se l’intolleranza è di forma congenita, è necessario interrompere subito l’allattamento al seno. Fortunatamente, in commercio, sono presenti prodotti appositi, privi di lattosio, in grado di “fungere” da latte materno.

In età pediatrica, invece, il bambino dovrà consumare solamente latticini privi di questo enzima. Pertanto, suggeriamo di utilizzare di integratori di lattasi, solo ed esclusivamente in caso di necessità. Sconsigliamo vivamente di farne un uso “smodato”, poiché si tratta di proteine che potrebbero sovraccaricare il fegato.

Intolleranza al lattosio: falsi miti tipologie e trattamento

Dieta senza lattosio

Le raccomandazioni nutrizionali specifiche per questo tipo di l’intolleranza, sono comuni a molti, ma possono cambiare in base alla persona, in relazione al suo grado di intolleranza.

Chi ne è affetto, deve, ovviamente, ridurre o eliminare del tutto (a seconda della gravità), il latte, i latticini e tutti gli alimenti che contengono lattosio aggiunto.

Ad ogni modo, esistono alcuni cibi “al di sopra di ogni sospetto”, contenenti questo enzima (seppur in forma “nascosta” o poco probabile), in tanti “sostituti” non caseari e abituali, che spaziano dai dolci di ogni tipo (biscotti, cioccolato, caramelle, merendine, etc.) ai prodotti per la prima infanzia (minestrine, pappe, omogeneizzati, etc.), dai salumi e gli insaccati (prosciutto cotto, salame, mortadella, würstel, e via discorrendo) ai piatti pronti, passando per le più ampie varietà di cereali per la colazione, di paste farcite confezionate e molto altro ancora!

Cosa mangiare e cosa evitare

Tra gli alimenti “consentiti”, troviamo:

  • la frutta e la verdura,
  • la carne bianca,
  • il pesce,
  • le uova,
  • il latte vegetale.

Relativamente a quanto detto, suggeriamo a tutti i nostri amici lettori, di interpretare, oltre che leggere attentamente, le etichette e i valori nutrizionali, onde evitare spiacevoli inconvenienti.

Intolleranza al lattosio: falsi miti tipologie e trattamento

I fatti in breve: intolleranza al lattosio

In passato, una gran fetta di popolazione adulta, era intollerante al lattosio. Di conseguenza, erano impossibilitati dall’assumere qualsivoglia tipo di prodotti caseari. Questi ultimi, erano da considerare una “fonte di sostentamento”, specie per il ceto baso, composto perlopiù da famiglie povere, che non potevano permettersi di mangiare abitualmente della carne o del pesce.

Intolleranza al lattosio: falsi miti tipologie e trattamento

Allora, naturalmente, non vi erano rimedi a questa situazione. Fortunatamente, adesso le cose sono cambiate: grazie allo studio e alla ricerca, possiamo dire di avere le soluzioni “a portata di mano” che ci insegnano a convivere in maniera pacifica con questa condizione fisiologica, senza mai rinunciare al gusto. Insomma, c’è solo l’imbarazzo della scelta: dai latti vegetali ai prodotti delattosati, dai cibi ad alta digeribilità, ai pratici integratori di enzima lattasi.

Ricordare i nostri avi, pensare a quanto fossero inumane e degradanti le loro condizioni di vita, e a quanto fosse alto il tasso di analfabetizzazione, ci permette di provare un senso di gratitudine per il solo fatto di vivere nel XXI secolo, o meglio, nell’era dello sviluppo scientifico e tecnologico.

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